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Terrae Antiqvae

Imperio Romano

Siguen cayendo los mitos de Roma: la Loba Capitolina tiene 1.400 años menos

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David Lees/Time Life Pictures/Getty Images

Primero cayeron Rómulo y Remo. Ayer le tocó el turno a la Loba Capitolina. Los arqueólogos no dejan títere con cabeza pero, como siempre, Roma seguirá fiel a sus símbolos, aunque sean falsos.

El año pasado se confirmó que la ciudad es muy anterior al 21 de abril del año 753 antes de Cristo, fecha de su legendaria fundación, que fue punto de partida del calendario durante muchos siglos. El descubrimiento dejaba sin el mérito fundacional a los míticos gemelos Rómulo y Remo, que se lo habían apuntado durante dos milenios.

Ayer, los gemelos se quedaron, además, sin la loba que los amamantaba. Se la quitó el ex superintendente arqueológico de Roma, Adriano La Regina, que ha protegido durante treinta años el mayor yacimiento arqueológico del mundo.

Ningún otro se hubiera atrevido a hacerlo, por miedo a que el «Senatus PopulusQue Romanus», SPQR, el Ayuntamiento, le arrojase desde la roca Tarpeya. Se aceptaba, eso sí, que los gemelos regordetes habían sido un añadido del año 1471.

En un largo artículo periodístico, Adriano La Regina, que es además profesor de Etruscología, afirma lo que los expertos sabían: la Lupa Capitolina no es una escultura etrusca del siglo V antes de Cristo sino una obra medieval, documentada en el siglo IX después de Cristo. Se supo ya en el 2000 cuando, al restaurarla, se descubrió que había sido fundida en una pieza mediante la técnica del vaciado de cera. Pero nadie tuvo el coraje de decírselo a los romanos. Hasta ayer.

Fuente: JUAN VICENTE BOO, Roma / ABC.es, 18 de noviembre de 2006
Enlace: http://www.abc.es/20061118/cultura-patrimonio/
siguen-cayendo-mitos-roma_200611180330.html


*** Rómulo y Remo

Según la tradición romana, Rómulo fue el fundador de Roma y del senado romano junto con su hermano gemelo Remo.

Leyenda

Numitor era rey de Alba Longa. Fue destronado por su hermano Amulio, quien lo expulsó de la ciudad, mató a sus hijos varones y obligó a su hija Rea Silvia a dedicarse al culto de Vesta. El dios Marte fue el padre de Rómulo y Remo.

Silvia tuvo dos gemelos a los que llamó Rómulo y Remo. Cuando el rey Amulio se enteró ordenó que los colocaran en una cesta en el río Tíber para que fueran arrastrados hasta el mar y murieran ahogados. La cesta embarrancó. Los pequeños fueron amamantados por una loba, Luperca, y más tarde recogidos por el pastor Fáustulo y cuidados por su mujer, Aca Larentia. Se decía que habían sido educados en Gabio, centro cultural del Lacio; más tarde se dedicaron al bandolerismo. Cuando crecieron descubrieron su origen, por lo que regresaron a Alba Longa, mataron a Amulio y repusieron a Numitor en el trono. Rómulo fue el salvador de su hermano, Remo, que había atacado a los pastores del rey Amulio.

Los dos hermanos decidieron fundar una ciudad, la futura Roma, en una llanura del río. Trazaron con un arado el perímetro según el rito etrusco y Rómulo juró matar a todo aquel que traspasara los límites sin permiso. Discutiendo sobre el nombre de la ciudad decidieron que lo elegiría aquel que avistase más pájaros, prueba que superó Rómulo y otorgó a la ciudad el nombre de Roma. Remo, enojado, discutió con Rómulo y borró el surco de los límites de la futura ciudad. Cumpliendo el juramento, Rómulo lo mató.

La ciudad se levantó en el pomerium palatino, y Rómulo quedó como único soberano. Para poblar la ciudad, Rómulo aceptó todo tipo de gentes: refugiados, libertos, esclavos, prófugos, etc. Sin embargo, con este método la población era eminentemente masculina. Organizó unas pruebas deportivas a las que invitó a una población vecina y que aprovechó para raptar a sus mujeres (el Rapto de las sabinas). Todo acabó amigablemente y Rómulo formó con el rey sabino, Tito Tacio, una diarquía que duró poco, hasta la muerte del sabino.

Como fundador de Roma se le atribuyen las antiquísimas instituciones de la ciudad. Existen varias versiones de la muerte de Rómulo, bien por una tempestad provocada por su padre Marte o bien asesinado por unos senadores discrepantes. En honor a la fecha de su desaparición se celebraban las fiestas Nonas Caprotinas.

Le sucedió en el reinado de Roma Numa Pompilio.

En la cronología actual la fecha de la fundación de Roma se fijó el 21 de abril de 753 adC. Esta fecha era el año 0 para el Imperio romano, ya que se la tomaba como punto de referencia para fechar eventos en el mundo romano. Se lo aludía como el Nacimiento de Roma (200 aUC: Anno 200 ab Urbe Condita: «En el año 200 desde la Fundación de la Urbe o del Nacimiento de Roma»

Fuente: Wikipedia.org


(2) Roma, l’inganno della Lupa è "nata" nel Medioevo

Grazie alla tecnica di fusione del bronzo è statu possibile svelare l’origine della famosa opera. Scultura simbolo della città, si pensava che risalisse al V secolo avanti Cristo. Ora uno studio ne ha accertato l’età reale.

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La Lupa Capitolina

Opera d’arte celeberrima, simbolo di Roma e rappresentazione emblematica delle sue origini leggendarie, la Lupa capitolina è da sempre considerata uno dei capolavori dell’antichità. Compare nei manuali di storia dell’arte come oggetto di produzione etrusca.

Già attribuita a Vulca, il grande scultore di Veio chiamato a Roma nel tardo VI secolo per decorare il tempio di Giove capitolino, la Lupa è stata più di recente giudicata opera di un artista veiente della generazione successiva, il quale l’avrebbe plasmata e fusa tra gli anni 480-470 avanti Cristo. È invece noto da tempo che i gemelli sono stati aggiunti nel 1471 o poco dopo quando il bronzo, donato da Sisto IV alla città di Roma, fu trasferito dal Laterano sul Campidoglio.

Ora ci viene dimostrato, con argomenti inoppugnabili, che neanche la Lupa è antica. Per caratteristiche tecniche essa si inserisce infatti coerentemente nella classe della grande scultura bronzea d’epoca medievale, mentre per qualità formali può essere attribuita ad un periodo compreso tra l’età carolingia e quella propria dell’arte romanica.

Nel 1997 il restauro della scultura fu affidato ad Anna Maria Carruba, una storica dell’arte restauratrice che da anni si dedica alla conservazione di bronzi antichi, la quale ha svolto accurate indagini intese anche a determinare la tecnica di fusione. Ne risultò che la scultura era stata fusa a cera persa col metodo diretto effettuato in un solo getto. Questa tecnica si evolve e si raffina in età medievale al punto di consentire la fusione di grandi bronzi, anche per l’esigenza di fondere le campane senza saldature e difetti, onde ottenerne purezza di suoni.

I bronzi d’epoca antica, greci, etruschi e romani, si distinguono da quelli medievali per la fusione in parti separate, poi saldate tra loro. Secondo la tradizione Rhoikos e Theodoros, due scultori greci del VI secolo a. C., "i primi a liquefare il bronzo ed a fondere statue" nelle parole di Pausania, avrebbero trovato il modo di ottenere le fusioni più accurate. La loro innovazione può essere riconosciuta, e questo è un altro importante contributo originale di Anna Maria Carruba, non nell’invenzione della fusione, già nota da tempo per la piccola plastica, ma piuttosto nella scoperta della tecnica della saldatura di parti fuse separatamente mediante l’impiego di altro bronzo come materiale saldante, definita "brasatura forte".

La tecnica adottata dal mondo greco, poi introdotta in Etruria ed a Roma, risulta estremamente più duttile nella costruzione dei volumi e dei sottosquadri, consentendo così di raggiungere risultati di grande ardimento compositivo e superando i limiti di stabilità imposti persino dal marmo, il più nobile dei materiali lapidei. Consente inoltre di ottenere livelli di qualità finissima nel plasmare le superfici, ed assicura infine un beneficio non secondario nel ridurre i rischi di fallimento durante i processi di fusione.

La tecnica medievale di fusione in un solo getto comporta invece l’adozione di forme ben più rigide, meno libere nello spazio, ma con indubbi vantaggi sotto il profilo funzionale, com’è nel caso delle campane; solamente nel Rinascimento si sarebbero raggiunti con l’impiego di questa tecnica, ed è celebre l’esempio del Perseo di Cellini, risultati per qualità paragonabili a quelli che in antico erano stati ottenuti con la fusione in parti separate.

La Lupa capitolina ha occupato una strana posizione nella storia dell’arte. Se si escludono alcuni studiosi dimenticati del XIX secolo, i quali ne avevano intuito l’origine medievale senza tuttavia dimostrarla, il contributo critico che oggi possiamo considerare il più importante tra quelli del Novecento è senz’altro dovuto ad Emanuel Ltwy, che basandosi solamente sull’analisi dei caratteri formali già nel 1934 escludeva la possibilità di attribuire la scultura alla produzione artistica etrusco-italica.

La critica si è però prevalentemente orientata, dapprima con qualche riluttanza e poi più decisamente, verso una sua collocazione nel mondo antico, individuandone la provenienza di volta in volta in ambienti della Magna Grecia, di Roma, dell’Etruria. Nella prima metà del Novecento con Giulio Quirino Giglioli, in un clima di entusiasmo per la scoperta dell’Apollo di Veio e di rampante nazionalismo, la Lupa "minacciosamente pronta a tutelare il popolo che la venerava" fu considerata opera di Vulca.

Maggior consenso è stato riscosso da Friedrich Matz (1951), il quale ha attribuito la scultura al decennio 480-470 avanti Cristo. Questa datazione perdura stranamente anche dopo l’acquisizione dei nuovi dati. Nel 2000, in occasione della sua presentazione dopo il restauro, la Lupa capitolina veniva ancora dichiarata senza alcuna esitazione, nella pubblicazione curata dai Musei Capitolini, il prodotto di una officina veiente degli anni 480-470. E quanto mai singolare che nel caso di un’opera di così ardua e sofferta classificazione siano rimaste inascoltate le indicazioni provenienti dalle indagini sulla tecnica di fusione eseguite durante il restauro.

Anna Maria Carruba ha sottratto un capolavoro all’arte etrusca, restituendolo a quella medievale. Se fosse necessaria una conferma di questo risultato del suo lavoro basterebbe osservare come la storia dell’arte etrusco-italica non risenta in alcun modo della perdita: la Lupa, in quel contesto, ha costituito sempre una presenza "extra ordinem", irrazionale, estranea a qualunque forma di storicizzazione. Non a caso, infatti, a differenza di altri grandi bronzi quali la Chimera e l’Arringatore, essa ha attratto assai poco l’attenzione di coloro che negli anni recenti più si sono dedicati allo studio dell’arte etrusca. D’altra parte, la nuova datazione lascia intravedere ampie prospettive di studio.

Sono ad esempio già più facilmente comprensibili alcuni rapporti di stile quali l’innesto di forme proprie della scultura sassanide del VII-VIII secolo nell’arte romanica.

(L’autore, ex sovrintendente ai Beni archeologici di Roma, è professore di Etruscologia all’università "la Sapienza")

Fuente: ADRIANO LA REGINA / La Repubblica.it, 17 novembre 2006
Enlace: http://www.repubblica.it/2006/11/sezioni/spettacoli_e_cultura/
lupa-scultura-roma/lupa-scultura-roma/lupa-scultura-roma.html


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Parla l'archeologo Carandini: «La Lupa e antica ce lo dice Livio»

Adele Cambria

23-NOV-2006 L’Unità

La faccia arguta e un po' allarmata della bronzea Lupa Capitolina, sulla copertina dell'ultimo libro curato da Andrea Carandini -«La leggenda di Roma», Volume I, sottotitolo «Dalla nascita dei gemelli alla fondazione della città» (Fondazione Lorenzo Valla / Mondadori Editori) - non sembra granché contenta di questo suo brusco ringiovanimento; Adriano La Regina, infatti, ha autorevolmente spostato la sua data di nascita dal sesto o quinto secolo avanti Cristo all'età medioevale: «Essa si inserisce coerentemente - ha scritto su «La Repubblica» del 17 novembre 2006 -nella classe della grande scultura bronzea di epoca medioevale». Le motivazioni del convincimento espresso dal noto archeologo provengono dalle indagini sulla tecnica di fusione della scultura, condotte dalla storica dell'arte Anna Maria Carruba, cui nel 1997 fu affidato il restauro del simbolo più divulgato della città di Roma. La tecnica di fusione del bronzo a cera persa, ed in un solo getto, infatti, si sarebbe perfezionata soltanto in età medioevale. E tuttavia, come lo studioso stesso non trascura di precisare, quando nel 2000 fu presentato il restauro dell'opera, la relativa pubblicazione curata dai Musei Capitolini continuava a datarla al 480-470 avanti Cristo, e ad attribuirne la fattura ad una officina di Vejo. (Si parla qui soltanto della Lupa intesa come raffigurazione dell'animale che avrebbe salvato Romolo e Remo dalla morte per fame: invece i due gemelli sono opera rinascimentale, attribuita ad Antonio Pollaiolo). Chiedo lumi ad Andrea Carandini: che, forte di oltre due decenni di scavi condotti sul Palatino, (e di un approccio anche storico-letterario, alla ricerca archeologica), continua a perseguire la tesi della attendibilità del mito della fondazione di Roma. «Possibile - gli chiedo - che la Lupa Capitolina sia così giovane?». «Sono molto curioso - mi risponde pacatamente - ed aspetto di poter leggere quanto la restauratrice ha accertato sulle tecniche di fusione del bronzo: non mi risulta che le sue indagini siano state ancora pubblicate. Posso obiettare, forse, che non ci sono i numeri per foimulare una statistica di supporto al convincimento che gli scultori dell'antichità non conoscessero la tecnica della fusione riscontrata nella Lupa: sono così poche le sculture in bronzo arrivate fino a noi...». E il Professore mi rimanda ai suoi scritti: che documentano, anche attraverso i passi-degli storici antichi - da Fabio Pittore, a Livio, a Plinto il Vecchio, a Plutarco - e splendidamente con i versi dei poeti, tra i quali Virgilio ed Ovidio - come il mito/leggenda della Lupa abbia avuto, nel corso dei secoli precristiani, molteplici materializzazioni artistiche ed affabulazioni letterarie diffuse nell'area del Mediterraneo, oltre che a Roma.

«Una Lupa ancora più antica... dalle gonfie mammelle... già esisteva ai tempi della Repubblica, in qualche luogo di Roma, forse sul Campidoglio: è la Lupa Capitolina». Così argomenta Andrea Carandini, a pagina 65 del suo libro «Remo e Romolo». Mentre, tra le fonti raccolte ne «La leggenda di Roma», cita un poetico Livio: «Una lupa assetata deviò il suo cammino... al suono del pianto infantile... abbassò le mammelle e le porse ai neonati in modo così mite che il custode del gregge del re la trovò che leccava con la lingua i due pargoli...».

«Io mi auguro - mi dice ancora l'archeologo, docente di Archeologia Classica a La Sapienza - che un bronzo sicuramente medioevale venga posto a confronto con la Lupa Capitolina. E' vero che essa stessa è un unicum nella produzione bronzea dell'antichità, ma lo è anche rispetto alla grande scultura bronzea medioevale. Per cui riconfermo la mia curiosità e resto in attesa...».

Fuente: PatrimonioSOS.it, 23 de noviembre de 2006
Fuente: http://www.patrimoniosos.it/
rsol.php?op=getarticle&id=25105


(3) Rome’s She-Wolf Younger Than Its City

The icon of Rome’s foundation, the Capitoline she-wolf, was crafted in the Middle Ages, not the Antiquities, according to a research into the statue’s bronze-casting technique.

The discovery quashes the long-prevailing belief that the she-wolf was adopted as an icon by the earliest Romans as a symbol for their city.

Recalling the story of a she-wolf which fed Romulus, the legendary founder of Rome, and his twin brother, Remus, after they had been thrown in a basket into the Tiber River, the statue has been always linked to the ancient world.

It was thought to be either the product of an Etruscan workshop in the 5th century B.C. or the masterpiece of the 6th century B.C. Etruscan sculptor Vulca of Veii.

It was believed that the Romans later adopted the wolf since her defiant stance and raised eyebrows seemed to reflect Rome’s liberation from the Etruscan rule.

On the contrary, scholars have long established that the bronze figures of Romulus and Remus were added in the Renaissance, in accordance to the legend of Rome’s foundation.

"Now incontestable proofs tell us that also the she-wolf is not a product of the Antiquities," Adriano La Regina, former Rome’s archaeological superintendent and professor of Etruscology at Rome’s La Sapienza University, wrote in Italy’s daily "La Repubblica."

According to La Regina, analysis carried out by restorer Anna Maria Carruba during the 1997 restoration of the bronze statue showed that the she-wolf was cast as a single unit. This technique was typically used in the Middle Ages.

"Ancient bronzes differentiate from those made in the Middle Ages because they were cast in separate parts, and then brazed together," La Regina said

First used by the Greeks and then adopted by Etruscan and Roman artists, the technique basically consisted of brazing the separate joints using bronze as welding material.

The new dating of the Capitoline she-wolf was not revealed at the presentation of the restored statue in 2000. The Capitoline Museum, where the bronze is displayed, claims the artwork traces back to 480-470 B.C.

"Analysis and findings from the restoration were ignored," wrote La Regina.

Indeed, it might have not been easy for the Romans to accept that the archetypal symbol of Rome was cast in the relatively recent Middle Ages.

The she-wolf was one of the favored images of Benito Mussolini, the fascist dictator, who considered himself the founder of the New Rome. He sent various copies of the bronze to American cities.

The Capitoline she-wolf was also used in the poster of the 1960 Rome Olympics and is one of the most popular items among souvenir sellers in Rome.

Gregory Warden, a professor of art history at Southern Methodist University who specializes in Etruscan bronzes, found the suggestion that the she-wolf may be medieval "intriguing." But, he does not consider the matter closed.

"While the statue is singular, and thus difficult to compare to other Etruscan statuary, I do not think that the technical argument is fully persuasive, since we have so little comparative evidence for large-scale bronze casting in the Etruscan world," he said. "We certainly cannot assume that Etruscan bronze-casting techniques would always have been identical to those of the Greeks."

Fuente: Rossella Lorenzi, Discovery News. Nov. 22, 2006
Enlace: http://dsc.discovery.com/news/2006/11/22/
shewolf_arc.html?category=history&guid=20061122090000

Petros Eni: Gran muestra dedicada a la basílica de San Pedro

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Frammento del muro rosso con il graffito in greco "Petros Eni" (in basso). La scritta "Pietro è qui" (sopra la trascrizione), tracciata su un muro della necropoli vaticana, dove sono state trovate le ossa - avvolte in un panno prezioso - di un uomo robusto di 60-70 anni, il pescatore di Betsaida, è un graffito piccolo come la mano di un bambino.

"Petros Eni" (Pedro está aquí) es el título de la gran exposición que la Fábrica de San Pedro dedica a partir del 12 de octubre de 2006 y hasta el 8 de marzo de 2007, a la basílica patriarcal con motivo de los 500 años de su fundación y al apóstol Pedro, al que la basílica está dedicada.

La muestra comprende más de 100 obras maestras procedentes de los museos más famosos del mundo y se articula en seis secciones. En la primera se recuerda el acontecimiento histórico de la fundación y los artistas y arquitectos que han definido el perfil de la nueva basílica; en la segunda, figuran los momentos más significativos del complejo proceso del proyecto arquitectónico de la realización del monumento, partiendo de la idea de Bramante; la tercera sección está dedicada a la antigua basílica de Constantino, con particular atención al proyecto arquitectónico y a la fecha de fundación de la basílica; la cuarta se centra en el "Ager Vaticanus": desde los cimientos de la antigua basílica se pasará a la necrópolis vaticana; en la quinta se abordarán las personalidades y la obra de los apóstoles Pedro y Pablo. La sexta y última está dedicada a dos argumentos claves: el primado de Pedro y la devoción petrina, con los testimonios de las peregrinaciones de algunos de los santos y beatos más importantes de la historia de la Iglesia, así como de personalidades literarias y artísticas contemporáneas y de los visitantes actuales.

La exposición recoge planimetrías arquitectónicas y estudios de importancia capital, obras maestras de la pintura y numerosos documentos, algunos inéditos, de los principales arquitectos y artistas que trabajaron en la construcción de la basílica de San Pedro: Bramante (de quien se expone la planimetría en pergamino considerada la más hermosa del Renacimiento), Antonio da Sangallo (presente con la reconstrucción virtual de la famosa maqueta de madera de 1539) y obras de Rafael, Miguel Ángel, Tiziano, El Greco, Caravaggio, Bernini, Borromini y Rembrandt procedentes, entre otras galerías y museos, de The Metropolitan Museum of Art, Albertina Museum, Louvre, Graphische Sammlung, Uffizi, Capodimonte, Museos Vaticanos etc.

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Frammento di affresco proveniente dalla antica basilica Vaticana con la raffigurazione del busto dell’Apostolo Pietro.

La Fábrica de San Pedro expondrá uno de sus tesoros más famosos: la maqueta de madera (1559-1561) realizada según el boceto de Miguel Ángel, junto a algunas piezas nunca antes expuestas procedentes de los hipogeos de la Necrópolis Vaticana, al igual que el fragmento de muro rojo con la inscripción "Petros eni", como testimonio de la devoción petrina en este lugar y que da nombre a la exposición. Como testimonio de las peregrinaciones de los santos y beatos a este lugar sacro, se expondrán algunas extraordinarias reliquias como la túnica de san Francisco de Asís y las sandalias de la beata Madre Teresa de Calcuta.

Como se recordará la actual basílica de San Pedro surge sobre el "ager vaticanus", donde Pedro fue sepultado. En este lugar, el emperador Constantino erigió la primera basílica, que contempló San Francisco de Asís durante su viaje a Roma. Los arquitectos de Constantino, para poder construir la imponente basílica taparon, literalmente, una gran necrópolis de la Urbe. Esa necrópolis salió a la luz gracias a las excavaciones arqueológicas llevadas a cabo a partir de 1939, siguiendo los deseos de Pío XII.

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Fuente: Servicio Informativo del Vaticano, 3 de octubre de 2006
Enlace: http://www.ewtn.com/vnews/getstory.asp?number=71840

Vaticano da a conocer necrópolis romana dentro de sus paredes

CIUDAD DEL VATICANO (Reuters) - Los amantes del arte de la era romana y la arqueología pueden agradecerle a los problemas de estacionamiento en el Vaticano el descubrimiento de una de las necrópolis mejor preservadas del mundo antiguo, justo al interior de los muros de la pequeña ciudad estado.

La necrópolis quedó abierta el lunes, tres años después de que fue descubierta por obreros que estaban excavando para una nuevo garaje que alivie la escasez de espacio para el estacionamiento.

"Encontramos el tipo de cosas que quedaron habitualmente perdidas en excavaciones pasadas en Roma," dijo Giandomenico Spinola, director de los trabajos de excavación y restauración.

Una de las novedades de la necrópolis, ubicada a lo largo de lo que alguna vez fue la antigua Vía Triumphalis que los guerreros romanos usaban cuando regresaban de las conquistas, es que ofrece una mezcla de sepulturas de ciudadanos ricos y de clase media.

"La historia no está sólo hecha por generales y reyes," sostuvo Paolo Liverani, otro miembro del equipo del Vaticano que condujo el proyecto de restauración cerca de la Basílica de San Pedro.

"Esta no es una necrópolis habitual en el centro de Roma. Es la única así. Para encontrar algo similar hay que ir hasta Ostia," agregó, refiriéndose al sitio arqueológico del antiguo puerto marítimo al oeste de la ciudad.

Las excavaciones han sacado a la luz cerca de 40 mausoleos y más de 200 tumbas individuales dispuestas en múltiples niveles, la mayoría bien preservadas y que datan de entre fines del siglo I antes de Cristo hasta principios del IV después de Cristo.

Un desprendimiento de tierras a fines del siglo II cubrió el sitio y contribuyó a preservarlo.

RICOS Y POBRES

Las tumbas más simples incluyen altares funerarios con urnas de terracota que contenían las cenizas de los que eran cremados, lámparas y agujeros de los que se colgaban guirnaldas.

Junto a las tumbas de romanos de clase media, un "tabellarius" o mensajero y un "hortator" o entrenador de caballos, descansan sarcófagos finamente esculpidos de romanos con más dinero.

El piso de uno de los mausoleos de mayor nivel está decorado con un mosaico blanco y negro que se preserva y que muestra a Dionisio, el dios del vino, ebrio, sostenido en un viñedo por un joven sátiro.

El mosaico fue restaurado en el laboratorio de los Museos Vaticanos y devuelto luego a su ubicación original.

Uno de los sarcófagos intrincadamente esculpidos incluye la figura de una persona en oración, lo que indica que pudo ser un romano adinerado que se convirtió al cristianismo antes de que el emperador Constantino lo proclamara como religión legal en el 313 después de Cristo.

"Este es un trabajo en progreso," dijo Francesco Buranelli, director de los Museos Vaticanos.

De hecho, algunos de los esqueletos encontrados, incluyendo el de un pequeño niño sosteniendo un huevo en la mano, aún están medio enterrados, convirtiendo la visita al sitio en una experiencia ligeramente espeluznante pero altamente realista.

Los visitantes de la necrópolis, que está cubierta por un edificio recientemente construido, pueden caminar sobre la misma por pasarelas de acero que ofrecen una excelente perspectiva de las ruinas.

Fuente: Philip Pullilla / Reuters / 9 de octubre de 2006
Enlace: http://lta.today.reuters.com/news/newsArticle.
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Il “muro dei graffiti”. All’interno di esso è il loculo foderato di marmo contenente le reliquie di Pietro

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PLAN OF OLD S. PETER’S, SHOWING ITS RELATION TO THE CIRCUS OF NERO


El próximo jueves se presenta un nuevo sector de la Necrópolis romana hallado en el Vaticano

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ROMA, 10 (ATB Y AGENCIAS)

El próximo jueves 12 de octubre se presentará el nuevo sector de la Necrópolis romana descubierto en 2003 durante las obras para la construcción de un aparcamiento que se halla en la Ciudad del Vaticano, según publicó hoy en una nota de prensa el Servicio de Información Vaticano.

Esta presentación se inserta en el ámbito de las celebraciones del V Centenario de los Museos Vaticanos. La Necrópolis representa dos grandes áreas que constituyen parte de un gran sepulcro a lo largo de la antigua Via Triumphalis, que llevaba desde Roma a Veio (Isla Farnese) a través de Monte Mario.

Con las excavaciones realizadas en esta zona, los arqueólogos de los Museos Vaticanos descubrieron hace tres años un cementerio, que es la continuación del que se halló entre 1959 y 1960. Las dos necrópolis están completas y se encuentran documentadas en la Roma de la época imperial: la que recorre la Via Cornelia (se visita en las excavaciones bajo la basílica de San Pedro), donde se encuentra la tumba del Príncipe de los Apóstoles, y la de Via Triumphalis.

Los arqueólogos han descubierto 40 sepulcros pequeños y medianos y más de 200 sepulturas situadas en distintos niveles, a menudo con inscripciones. La mayor parte de las tumbas, que pertenecen a los periodos comprendidos entre finales del siglo I a.C. e inicios del siglo IV d.C., se encuentran en buen estado de conservación. En algunos edificios hay decoraciones, frescos y pavimentos de mosaico.

También se han descubierto altares fúnebres, urnas, sarcófagos con personajes figurados en bajorrelieve. En concreto, resulta especialmente interesante el sarcófago del joven ’equites’ (caballero) Publius Caesilius Victorinus (270-290 d.C.), que representa a una persona que está rezando junto a un árbol y alberga un pájaro en la parte superior. En algunos casos, en las inscripciones se especifica la ocupación o el lugar de origen de estas personas.


*** St Peter’s Basilica.org

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1.- A sarcophagus adorned with a woman and victory wings lies at the site of a Roman necropolis in the Vatican in a photograph released October 9, 2006. A new section of the burial site, discovered during the building of a Vatican parking lot, goes on show at the Vatican Museums this week. EDITORIAL USE ONLY NO ARCHIVE NO SALES ONE-TIME USE ONLY REUTERS/Musei Vaticani/Handout (VATICAN CITY)

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2.- In this undated photo provided Monday, Oct. 9, 2006 by the Vatican Museums, terracotta vases are seen in an ancient necropolis unearthed at the Vatican. Vatican Museums officials and archaeologists on Monday unveiled the necropolis, which was unearthed three years ago during the construction of a parking lot for Vatican City employees and vehicles. Visitors to the Vatican will soon be able to step into the newly unveiled necropolis likened by archaeologists to a ’’little Pompeii’’ of cemeteries which were the final resting place of the rich and not-so-affluent inhabitants during centuries of Roman imperial Rule. (AP Photo/Vatican Museums, ho) ONE-TIME USE ONLY

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3.- In this undated photo provided Monday, Oct. 9, 2006 by the Vatican Museums, a general view of an ancient necropolis unearthed at the Vatican is seen. Vatican Museums officials and archaeologists on Monday unveiled the necropolis, which was unearthed three years ago during the construction of a parking lot for Vatican City employees and vehicles. Visitors to the Vatican will soon be able to step into the newly unveiled necropolis likened by archaeologists to a ’’little Pompeii’’ of cemeteries which were the final resting place of the rich and not-so-affluent inhabitants during centuries of Roman imperial Rule. (AP Photo / Vatican Museums, ho) ONE-TIME USE ONLY

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4.- In this undated photo provided Monday, Oct. 9, 2006 by the Vatican Museums, a mosaic floor is seen in an ancient necropolis unearthed at the Vatican. Vatican Museums officials and archaeologists on Monday unveiled the necropolis, which was unearthed three years ago during the construction of a parking lot for Vatican City employees and vehicles. Visitors to the Vatican will soon be able to step into the newly unveiled necropolis likened by archaeologists to a ’’little Pompeii’’ of cemeteries which were the final resting place of the rich and not-so-affluent inhabitants during centuries of Roman imperial Rule. (AP Photo/Vatican Museums, ho) ONE-TIME USE ONLY

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5.- In this undated photo provided Monday, Oct. 9, 2006 by the Vatican Museums, a detail of an engraving in an ancient necropolis unearthed at the Vatican. Vatican Museums officials and archaeologists on Monday unveiled the necropolis, which was unearthed three years ago during the construction of a parking lot for Vatican City employees and vehicles. Visitors to the Vatican will soon be able to step into the newly unveiled necropolis likened by archaeologists to a ’’little Pompeii’’ of cemeteries which were the final resting place of the rich and not-so-affluent inhabitants during centuries of Roman imperial Rule. (AP Photo/Vatican Museums, ho) ONE-TIME USE ONLY

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6.- A marble statue of a sleeping slave appears at the site of a Roman necropolis in the Vatican in a photograph released October 9, 2006. A new section of the burial site, discovered during the building of a Vatican parking lot, goes on show at the Vatican Museums this week. EDITORIAL USE ONLY NO ARCHIVE NO SALES ONE-TIME USE ONLY REUTERS/Musei Vaticani/Handout (VATICAN CITY)

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Vatican Necropolis Gives Up Secrets After Escaping Construction

Visitors to the Vatican will be able to view its museums’ latest addition: a 2,000-year-old pagan burial ground filled with mausoleums, scattered bones and headstones, including one that belonged to one of Nero’s slaves.

The cemetery almost never saw the light of day in modern times. The Vatican announced its discovery almost four years ago after a truck was spotted hauling tombstones with Latin “inscriptions on the construction site for a parking lot.”

“It’s not easy to dig with all the wonderful things that are underground,” said Cardinal Francesco Marchisano, head of the Pontifical Commission for Sacred Archaeology, in an interview.

The 500 square meters (5,380 square feet) of mostly pagan crypts will be opened to the public on Oct. 13 as part of the Vatican Museums’ 500th anniversary. The necropolis is part of three other sections that in their entirety consist of about 1,000 square meters of graves.

It will be years before the conservation is completed, said Giandomenico Spinola, the archaeologist heading up the excavation. Until now, the work has cost about 400,000 euros ($508,000), financed by the Vatican Museums and Vatican City.

For the time being, visitors will look over the cemetery -- located just inside the Vatican walls -- from a walkway, as workers below pick through and preserve urns and headstones, some with brief Latin inscriptions about the lives of the dead.

Alcimus may have been Nero’s slave, but according to his headstone his job was the rough equivalent of a set designer at the Theater of Pompey, once the world’s largest theater.

Honey, I’m Home

Visitors will also view terra cotta tubes inserted in graves into which family members would pour food such as honey to nourish the dead. Some of the tombs, dated from the first century B.C. to the first century A.D., are decorated with faded floral designs, carvings and mosaics. Urns contain bones spared by the crematory flames with the texture of pumice.

Rich and poor alike were buried there, although in different fashions. The wealthy families kept decorated mausoleums. Individual graves belonged primarily to the poor, who where interred simply “in a hole in the ground,” Spinola said.

One tomb contains about 30 family members. There’s evidence the last interred was a Christian. In all, there are 500 to 600 people buried in about 40 tombs, containing layers of generations, tracing pagan Rome to the birth of Christianity, Francesco Buranelli, director of the museums, said in an interview.

Marchisano says nothing was lost to the parking garage.

When the discovery was announced, archaeologists and art historians feared the Vatican would sacrifice the site to relieve its parking problem. Something similar happened leading up to the 2000 Jubilee, when the frescoed wall of a second-century Roman villa had to be removed by the Italian Culture Ministry to make room for a new car and bus parking garage.

You can’t always stop the future to save the past, Spinola said. “In archaeological work at the Vatican and in Rome you can save almost everything, but there always has to be a compromise.”

Fuente: Bloomberg.com / Adam L. Freeman , 9 de octubre de 2006
Enlace: http://www.bloomberg.com/apps/news?
pid=20601088&sid=a9rf3G03kTTU&refer=home

Veio, Italia. Encontraron la tumba etrusca más antigua que se conozca

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Tiene bellísimas pinturas; data del 680 a.C. Un tesoro de la historia del arte

VEIO, Grotta Gramiccia, Italia.– Gracias a un “tombarolo pentito”; es decir, a un saqueador de tumbas que decidió colaborar con la Justicia, fue hallada aquí, en medio de la bellísima campiña romana, una excepcional tumba etrusca del séptimo siglo antes de Cristo, considerada por los expertos la más antigua de las que se han descubierto hasta ahora con pinturas.

“Es una tumba que perteneció a un príncipe, y se trata de un descubrimiento excepcional, único, sin precedente”, dijo ayer sin ocultar su entusiasmo el flamante ministro de Bienes Culturales y vicepremier, Francesco Rutelli.

Con bombos y platillos, y tras organizar una visita para los periodistas de todo el mundo, Rutelli hizo el anuncio de este “extraordinario” nuevo descubrimiento arqueológico mientras la Argentina goleaba a Serbia-Montenegro, en Veio, un sitio bucólico, enclavado en una colina alfombrada de espigas doradas y ovejas, a 17 kilómetros al norte de Roma.

LA NACION pudo contemplar de cerca este tesoro de la historia del arte que, según los arqueólogos, es el monumento de pintura más antiguo no sólo de Etruria, sino del Mediterráneo occidental. El sitio, que fue hallado hace dos semanas, y que Rutelli prometió que será restaurado, por supuesto está bajo tierra, en medio de un campo privado.

Se trata de un hipogeo, es decir, una bóveda subterránea a la que en el año 680 antes de Cristo se accedía a través de un corredor, donde aún pueden verse los restos de un carro de bronce y madera de dos ruedas. En el sepulcro, llaman la atención los colores de las pinturas de dos de sus paredes y cielorraso: rojo furioso, amarillo y negro. “No toquen”, pedían arqueólogos con cascos y guardapolvo blanco, que mostraron con linternas tres nichos que servían para la incineración y las sepulturas, y las pinturas.

Se trata de frescos bastante primitivos, muy distintos de los que pueden contemplarse en otras tumbas etruscas halladas en la zona (figuras más elaboradas y espectaculares), que representan pájaros acuáticos y animales cuadrúpedos que los arqueólogos identificaron como “leones que rugen”, pero que por su forma geométrica recuerdan a un pacman.

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“Los leones reflejan el horror de los comunes mortales por el más allá, mientras que los pájaros acuáticos, migratorios, son el símbolo del pasaje de la vida a la muerte”, detalló la profesora Anna Maria Moretti.

“Para entender lo sensacional de este descubrimiento hay que tener en cuenta el hecho de que los etruscos fueron el único pueblo de la cuenca del Mediterráneo, por supuesto sin contar los egipcios, que dejaron pinturas tan antiguas”, explicó por su parte el “etruscólogo” Giovanni De Colonna. “Toda la pintura griega de los orígenes se ha perdido, así como la fenicia, mientras que de la época romana las famosas pinturas de Pompeya se remontan a varios siglos después”, agregó.

Ante decenas de cámaras de todo el mundo, el general del comando de carabineros que tutela los bienes culturales, Ugo Zottin, se explayó sobre el aspecto más increíble de este hallazgo arqueológico. El descubrimiento, de hecho, fue posible gracias a un “tombarolo” –saqueador de tumbas– que estuvo allí robando preciosísimas piezas funerarias. Ahora tras las rejas, el sujeto decidió “prender el ventilador” y revelar la existencia de este verdadero tesoro de la historia del arte para obtener una pena más leve, en vistas de ser condenado por la Justicia el mes que viene. “Se trata de un típico caso de arqueología judicial”, explicó Pierlugi Cipolla, el magistrado que recibió las confidencias.

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El “pentito” fue arrestado el año último en el marco de la “Operación Mozart”, con la que los carabineros desbarataron a una banda liderada por un austríaco de 82 años que traficaba objetos arqueológicos de este lugar lleno de historia de la campiña romana. Desde 1998 aquí se ha establecido el Parque Regional de Veio, una zona de 20.000 hectáreas, donde en un área de 300 hectáreas se encuentra el corazón arqueológico de la antigua ciudad etrusca de Veio, famosa por su rivalidad con Roma.

Sentado en un banco, entre espigas de grano doradas, Fioravanti Franceschini, el dueño del terreno donde ayer fue presentada esta joya etrusca –para algunos algo decepcionante si se la compara con otras–, miraba sorprendido el ir y venir de gente. De 83 años, Fiore, propietario de 13 hectáreas donde vive y cultiva cebada, contó a LA NACION que siempre tuvo problemas con los “tombaroli” que se metían en su campo. ¿Qué le parece la tumba hallada? “Es un fastidio –confesó–, pero estoy muy contento.”

Por Elisabetta Piqué, Corresponsal en Roma

Link corto: http://www.lanacion.com.ar/815341

Fuente: La Nación, 17 de junio de 2006
Enlace: http://www.lanacion.com.ar/edicionimpresa
/cienciasalud/nota.asp?nota_id=815341


(2) Saqueador de tumbas lleva policía italiana a pinturas antiguas

FORMELLO, Italia (Reuters) - Italia reveló el viernes un nuevo yacimiento arqueológico que según algunos expertos contiene las pinturas más antiguas en la historia de la civilización occidental.

El ministro de Cultura de Italia condujo a los periodistas a un campo sin ninguna distinción en particular, en las afueras de Roma, bajo el cual se mostró a la prensa una habitación esculpida en la ladera de la colina, decorada con coloridos frescos que según los arqueólogos datan de hace 2.700 años.

"Es la tumba de un príncipe que es única, y yo diría que remite a los orígenes del arte occidental", dijo el ministro Francesco Rutelli, de pie sobre lo que, hasta hace dos semanas, cuando fue hallado el sitio, era sólo un campo de cebada.

Las autoridades fueron llevadas al lugar - localizado en una área conocida por sus restos de la civilización etrusca que vivió en Italia antes del Imperio Romano - por un guía turístico austríaco de 82 años que estaba siendo interrogado por la policía por el robo de objetos antiguos.

Los arqueólogos se sorprendieron con lo que hallaron después de que la tierra fue retirada: una gran habitación cuadrada, con nichos que alguna vez guardaron restos cremados, vestigios de un techo pintado de rojo brillante y coloridos frescos de aves y leones.

"Hay miles de tumbas aquí", dijo Francesca Boitani, una arqueóloga del ministerio de Cultura, señalando una serie de colinas ubicadas al norte de Roma, en las que alguna se encontraba la ciudad etrusca de Veia.

"Pero en este caso, lo sorprendente son las pinturas. Dan una idea de lo primitivo".

Es la naturaleza primitiva de las pinturas lo que convenció a los expertos de que son al menos una generación más antiguas que cualquier otra serie de pinturas halladas con anterioridad. Los frescos datan de entre los años 700-680 A.C.

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LAS MÁS ANTIGUAS

Giavonni Colonna, un profesor de la Universidad Sapienza de Roma, dijo que a pesar de que los frescos no eran tan antiguos como el arte egipcio o las pinturas de algunas cuevas, éstos debían ser las muestras más antiguas de la tradición artística occidental que luego fue desarrollada por las civilizaciones de Grecia y Roma.

Fragmentos de cerámica decorada encontrados en la tumba, y los restos claramente visibles de una rueda que fue parte de una carretilla sepultada con los cuerpos, indican que se trataba del sitio de entierro de un noble o un príncipe.

En el arte etrusco, las aves habrían simbolizado el pasaje de la vida a la muerte y los leones habrían representado el mundo de ultratumba.

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Si bien los historiadores del arte se entusiasman con el descubrimiento, éste ilustró dos serios problemas a los que se enfrenta Italia: los altos costes de las excavaciones y de la administración de los tesoros antiguos y la lucha contra el crimen organizado que saquea el patrimonio cultural del país.

Paradójicamente, la policía fue orientada al yacimiento arqueológico por un presunto saqueador de tumbas, que esperaba que no lo trataran con mucha severidad.

Fuente: Robin Pomeroy / © Reuters 2006. 17 de junio de 2006
Enlace: http://es.today.reuters.com/news/newsArticle.aspx?type=topNews&storyID=uri:2006-06-17T111036Z_01_CAR736128_RTRIDST_0_OESTP-GENTE-SAQUEADOR-TUMBAS.XML&pageNumber=0&summit=


(3) Man Leads Archaeologists to Frescoed Tomb

Suspected tomb raider leads archaeologists to ancient frescoed tomb north of Rome

VEIO, Italy, Jun. 16, 2006
By ARIEL DAVID Associated Press Writer

(AP) A suspected tomb raider turned police informant has led archaeologists to what experts described Friday as the oldest known frescoed burial chamber in Europe.

The tomb, located on a hilly wheat field north of Rome, belonged to a warrior prince from the nearby Etruscan town of Veio, said archaeologists who took journalists on a tour of the site.

Dating from around 690 B.C., the underground burial chamber is decorated with roaring lions and migratory birds. Experts are hailing it as the earliest example of the funerary decorations that would later become common in the Greek and Roman world.

"This princely tomb is unique and it marks the origin of Western painting," said Culture Minister Francesco Rutelli.

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Authorities were led to the site in May by an Italian man on trial for trafficking in illegally excavated artifacts. He revealed the location of the tomb in hopes of gaining leniency from the court, said Carabinieri Gen. Ugo Zottin, who heads the paramilitary police squad assigned to art theft.

Zottin declined to reveal the man’s identity or discuss further details of his collaboration.

"Sometimes the smugglers arrive before the archaeologists, but luckily they could not remove the frescoes," said Rutelli.

Looters who plundered the tomb overlooked several funerary objects that were hidden from sight by the collapse of part of the chamber’s red-painted ceiling.

Besides the frescoes, archaeologists have uncovered decorated vases imported from Greece, a sword and metal spits used to roast meat for the prince’s table. A two-wheeled bronze chariot was found standing in front of the rounded archway that leads into the burial chamber.

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The recovery of elegant broaches, a wool spindle and other objects usually used by females suggests that at least one woman, possibly the prince’s wife, was buried in the tomb, said Francesca Boitani, the lead archaeologist on the dig.

The urns containing the cremated remains of the tomb’s owners, normally placed in one of the chamber’s niches, are believed to have been taken by looters, Boitani said.

The images of birds and fang-baring felines remain the highlight of what experts are calling "The Tomb of the Roaring Lions."

Although decorated prehistoric caves predate by millennia the Etruscan tomb, experts say it is the oldest example in the Western world of a specially built funerary chamber decorated with mural paintings.

"Prehistoric paintings are something else," Boitani said. "Here we see used for the first time the techniques described in ancient texts and used in Western civilization in the following centuries."

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Mural paintings have been found in some burial chambers in Turkey, but those date back to the 6th century B.C., while the Etruscan tomb is at least a century older, said Giovanni Colonna, an expert on the Etruscan civilization at Rome’s La Sapienza University.

The architecture of the tomb, the style of the paintings and the images of lions _ an animal that didn’t roam central Italy _ show the builders were influenced by art coming from Greece, Egypt and Asian kingdoms, Colonna said.

Although the same art is used on Greek vases of the time, no decorated tombs from that period have been found in Greece or elsewhere in Europe, he said.

The images in the Etruscan tomb were outlined in black and red with paints produced from minerals and archaeologist believe they were fixed on the wall using a compound created by crushing ancient fossils found in the area.

The birds are symbols of the passage into the afterlife, while the lions "represent the horror for what lies beyond life," said Anna Maria Moretti, the superintendent for antiquities in areas around Rome.

The surrounding hills are likely to hide further tombs, but a lack of funds means it will be difficult to conduct further digs soon, she said.

The prosperous town of Veio rivaled for centuries with Rome _ just 10 miles away _ finally succumbing to the invading legions in 396 B.C., a fate soon shared by the rest of the Etruscan civilization.

Lavish tombs the Etruscans left behind riddle the region north of Rome and their treasures are often prey to looters.

Artifacts found in the newly discovered tomb are likely to go to Rome’s Villa Giulia Museum, the city’s top repository for Etruscan art, Moretti said. Archeologists working to restore the frescoes hope the tomb will be open to the public in the future but no date has been set, she said.

Fuente: ARIEL DAVID / The Associated Press / cbsnews.com, 16 de junio de 2006
Enlace: http://www.cbsnews.com/stories/
2006/06/16/ap/world/mainD8I9H7O80.shtml


Reportaje Fotográfico

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(1) Archaeology staff look inside an ancient tomb near the central Italian town of Formello June 16, 2006. (Dario Pignatelli/Reuters)

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(2) Archaeologist Folco Biagi shines a flash light onto ancient frescos inside an Etruscan tomb, discovered recently in the countryside in the outskirts of Rome. The so-called "tomb of the roaring lions", built in the seventh century before Christ, is the oldest painted Etruscan tomb ever found.(AFP/Filippo Monteforte)

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(3) An Italian Carabiniere police officer holds a triangular gold ornament found in an ancient tomb near the central Italian town of Formello June 16, 2006. The Italian government unveiled on Friday a new archaeological site that experts say houses the oldest paintings in the history of western civilisation. REUTERS/Dario Pignatelli (ITALY)

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(4) Italy’s Culture Minister Francesco Rutelli (2nd L) visits an ancient tomb near the central Italian town of Formello June 16, 2006. The Italian government unveiled on Friday a new archaeological site that experts say houses the oldest paintings in the history of western civilisation. REUTERS/Dario Pignatelli (ITALY)

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(5) A painting appears on the wall of an ancient tomb near the central Italian town of Formello June 16, 2006. The Italian government unveiled on Friday a new archaeological site that experts say houses the oldest paintings in the history of western civilisation. REUTERS/Dario Pignatelli (ITALY)

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(6) An Italian Carabiniere police officer shows items found in an ancient tomb near the central Italian town of Formello June 16, 2006. The Italian government unveiled on Friday a new archaeological site that experts say houses the oldest paintings in the history of western civilisation. REUTERS/Dario Pignatelli (ITALY)

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(7) Chief archaeologist Francesca Boitani (L) speaks with a colleague in an ancient tomb near the central Italian town of Formello June 16, 2006. The Italian government unveiled on Friday a new archaeological site that experts say houses the oldest paintings in the history of western civilisation. REUTERS/Dario Pignatelli (ITALY)

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(8) Chief archaeologist Francesca Boitani (L) and an Italian Carabiniere police officer show items found in an ancient tomb near the central Italian town of Formello June 16, 2006. The Italian government unveiled on Friday a new archaeological site that experts say houses the oldest paintings in the history of western civilisation. REUTERS/Dario Pignatelli (ITALY)

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(9) Paintings appear on the wall of an ancient tomb near the central Italian town of Formello June 16, 2006. The Italian government unveiled on Friday a new archaeological site that experts say houses the oldest paintings in the history of western civilisation. EDITORIAL USE ONLY REUTERS/Italian Ministry of Culture/Handout (ITALY)

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Descubrimiento de tumba del siglo X a.C. en Italia

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Foto (1) An archeologist holds the scull of a newly-discovered skeleton at the excavations under the Caesar's Forum, in central Rome, Tuesday, May 30, 2006. Archaeologists said Tuesday they have dug up a woman skeleton dating to the 10th century B.C. in an ancient necropolis in the heart of modern Rome. (AP Photo/Alessandra Tarantino)

Arqueólogos que excavaban en el foro romano se encontraron este lunes 29 de mayo con una tumba que contiene los restos de una mujer de unos 30 años que se calcula vivió en el siglo décimo antes de Cristo.

El enterramiento contenía varios objetos de valor -como un collar de ámbar, una fíbula y un anillo-, lo que indica que la dama en cuestión pertenecía a una familia de alto rango. El superintendente de asuntos culturales de la capital italiana, Eugenio La Rocca, dijo que la tumba se encontró al lado de otra aún más antigua que fue descubierta el año pasado.

"Las últimas excavaciones nos hacen creer que esta zona era de hecho el cementerio de los Latinos, quienes vivieron al lado del borde con Arce, en el área de las colinas que formaron el Capitolio", añadió La Rocca.

Fuente: EFE / Vanguardia, México, 29 de mayo de 2006
Enlace: http://srv2.vanguardia.com.mx/hub.cfm/FuseAction.
Detalle/Nota.536133/SecID.38/index.sal


(2) A Roma scoperta tomba X sec a.C. Contiene i resti di una donna di circa 30 anni

(ANSA) - ROMA, 29 MAG - Una tomba del X secolo a.C. é stata scoperta questo pomeriggio durante scavi archeologici nell'area del Foro di Cesare, ai Fori Imperiali. Nella tomba sono custoditi i resti di una donna dell'apparente eta' di 30 anni. 'Il ritrovamento e' la conferma - ha commentato Gianni Borgna- che questa zona era abitata prima della nascita di Roma. Ora proseguiremo il lavoro di documentazione'. Gli scavi sono condotti dalla sovrintendenza comunale e dalla soprintendenza archeologica di Roma.

Fuente: Ansa.it, 29 de mayo de 2006
Enlace: http://www.ansa.it/main/notizie/awnplus/
cultura/news/2006-05-29_1297169.html


(3) 10th-Century Skeleton of Woman Unearthed in Rome

ROME — Archaeologists said Tuesday they have dug up a woman skeleton dating to the 10th century B.C. in an ancient necropolis in the heart of Rome.

The well-preserved skeleton appears to be that of a woman aged about 30, said Anna De Santis, one of the archaeologists who took part in the excavations under the Caesar's Forum, part of the sprawling complex of the Imperial Forums in central Rome.

An amber necklace and four pins were also found near the about 5.25 feet-long skeleton, she said.

The bones, dug up Monday, would likely be put on display in a museum after being examined further, De Santis said.

It was the first skeleton to be found in the 3,000-year-old necropolis, she said. Early this year, a funerary urn that contained human ashes, as well as bone fragments that appeared to be from a sheep, were found in one of the necropolis' tombs.

Alessandro Delfino, another archaeologist who took part in the excavations, said Monday's discovery highlighted a "social change" in the funerary habits of the people who dwelled in the area, from incinerating to burying the dead.

Experts have said the necropolis was destined for high-ranking personalities — such as warriors and ancient priests — heading the tribes and clans that lived in small villages scattered on hills near the area that later spawned one of the world's greatest civilizations.

Fuente: AP / Fox News, 30 de mayo de 2006
Enlace: http://www.foxnews.com/story/0,2933,197451,00.html

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Foto (2) Archeologist Anna De Santis, at right, works on a newly-discovered skeleton at the excavations under the Caesar's Forum, in central Rome, Tuesday, May 30, 2006. Archaeologists said Tuesday they have dug up a woman skeleton dating to the 10th century B.C. in an ancient necropolis in the heart of modern Rome. White building in the background is the Monument of the Unknown Soldier. (AP Photo/Alessandra Tarantino)

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Foto (3) Archeologist Anna De Santis works on a newly-discovered skeleton at the excavations under the Caesar's Forum, in central Rome, Tuesday, May 30, 2006. Archaeologists said Tuesday they have dug up a woman skeleton dating to the 10th century B.C. in an ancient necropolis in the heart of modern Rome. (AP Photo/Alessandra Tarantino)

Descubren en París vestigios de un antiguo barrio romano

Descubren en París vestigios de un antiguo barrio romano

Foto: A team of archaeologists from the National Institute of Archaeological Research (Inrap) work at a 2000-year-old Roman site, dating from the historical origins of the city of Paris, known as Lutece, in the Latin Quarter April 27, 2006. The excavations have uncovered the remains of a Roman street and houses. REUTERS/Charles Platiau

Era una de las zonas residenciales de la época de Adriano

PARÍS (EFE).— Excavaciones arqueológicas han llevado al descubrimiento de uno de los más antiguos barrios residenciales de la antigua Lutecia, el antecedente en la época romana de la actual París, informó ayer el diario vespertino “Le Monde”.

Se trata concretamente de una calle de seis metros de longitud que estaba rodeada por cunetas y fue completada de manera progresiva durante la época romana con conductos y aceras.

A un lado de la calle se han descubierto viviendas modestas que fueron edificadas con adobe sobre tierra batida y tienen techos de caña, precisa el rotativo.

Barrio abandonado El barrio, que fue encontrado cerca de la actual calle Saint Jacques, en el parisiense barrio latino, data de la época del emperador Augusto, entre el año 27 antes de Cristo y el 14 de nuestra era. Su población se fue retirando de manera paulatina hasta su total abandono en el siglo III.

Los expertos del Instituto Nacional de Investigaciones Arqueológicas Preventivas apenas han hallado mobiliario; sin embargo, se han recuperado unas cuantas fíbulas (especie de hebilla o broche antiguo que se usaba para sujetar las prendas de vestir) y algunas piezas de cerámica características del reinado de Augusto, que han permitido datar los diferentes niveles de ocupación de las viviendas.

Los especialistas investigan ahora por qué el tramo recién descubierto no transita en paralelo a la vía principal del poblado, como sucedía habitualmente en los establecimientos romanos.

Fuente: EFE / Diario de Yucatán, 26 de abril de 2006
Enlace: http://www.yucatan.com.mx/noticia.asp?
cx=17$3301000000$3274977&f=20060426

*** Paris, ville antique (en francés) del ayuntamiento de París, permite visitar la ciudad romana de Lutecia (París) con bellas reconstrucciones infográficas, otras imágenes y explicaciones del acueducto, el anfiteatro-teatro, el teatro, el foro, las viviendas, las termas ... a la vez que da la posibilidad de realizar un recorrido por algunos aspectos de la vida cotidiana y por los restos presentes en la ciudad actual.

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Ruins reveal new clues to Roman legacy in Paris

Archaeologists work last week at the site of ruins discovered at Rue Saint-Jacques in Paris. The remains of a road and several houses are believed to be 2,000 years old.

PARIS — When the French look back, they generally trace the stirrings of national glory to Francois I in the mid-16th century or perhaps to Louis XIV 150 years later.

And when Parisians look around, they see mainly the city reshaped into broad avenues by Baron Georges-Eugene Haussmann in the 19th century.

Last week, they were reminded of a far earlier Paris, one that was still called Lutetia. On a Left Bank hillside, which carries the name of Sainte-Geneviève, the patron saint of Paris, French archaeologists have found remnants of a road and several houses dating back some 2,000 years to when Rome ruled Gaul.

In one sense, it was not a surprise. Other Roman vestiges have been uncovered, notably those of a theater that could seat 15,000 and Roman thermal baths found beneath the 15th century Abbey of Cluny.

Yet the area of the new find, a half-mile to the south, was so heavily built up in the early 20th century that it is hard to imagine space for excavation.

In this case, however, the Pierre and Marie Curie University decided to replace a temporary structure with a research building. And, by law, construction in central Paris cannot begin until archaeologists have had a chance to investigate.

They started digging early last month and almost immediately made one of their best finds in recent years.

The Convent of the Visitation covered the 4,400-square-foot plot from the early 17th century until 1910, when it was demolished. One long-buried wall of the convent has been uncovered. Now quite visible is a road 20 feet wide, as well as the walls and floors of at least three houses. In one house, archaeologists have been able to identify an under-the-floor thermal heating system. And across the site, coins and ceramic shards have been found.

Further, this area was inhabited long enough for stone walls to replace earlier clay-and-wood building material.

The significance of such finds is what they reveal about earlier times. It is known that early settlers around the Île de la Cité burned their houses before they were conquered by a Roman legion under Labienus in 52 B.C. But in the decades that followed, a new town was built on the Left Bank, which eventually had a population of 12,000 to 20,000.

Then, after the first barbarian incursions in A.D. 253, the population apparently withdrew from the hill of Sainte-Geneviève and sought refuge behind new walls on the Île de la Cité, which was called Paris, borrowing the name of the ancient Gallic Parisii tribe. Thus, because the archaeologists have found no traces of occupation of the site between the 4th and 17th centuries, they have been able to confirm that even an area little more than a mile from the Seine was long considered insecure for habitation.

"It was a neighborhood of the Augustan period," said Didier Busson, the architect in charge of the dig. "It may have been founded by Gauls who had been in the Roman army and settled here, bringing with them their experience of building."

Archaeologists have only until late June to complete their studies because, after that, construction will begin. But Busson is nonetheless satisfied with what has been achieved.

"Thirty years ago, this site would have been destroyed even before we had a chance to excavate it," he said. "Maybe in 20 years it will be possible to preserve things as we find them."

Fuente: Alan Riding / The New York Times, © 2006 The Seattle Times Company, 1 de mayo de 2006
Enlace: http://seattletimes.nwsource.com/html/
nationworld/2002962268_paris30.html

El monumento del Ara Pacis de Roma estrena su 'pecera' tras ocho años de obras

El monumento del Ara Pacis de Roma estrena su 'pecera' tras ocho años de obras

La instalación de cristal realizada por el arquitecto estadounidense Richard Meier para cubrir el Ara Pacis de Roma, el altar construido como forma de festejar el regreso del emperador Augusto tras sus victoriosas campañas, fue inaugurada hoy ocho años después de que comenzasen las obras de construcción.

Reportaje Fotográfico

La instalación, que parece una ’pecera’ enorme y que contendrá el histórico altar, realizado entre el 13 y el 9 antes de Cristo y considerado único en su género por sus valioso bajorrelieves, fue inaugurada hoy por el arquitecto de Nueva York, ideador del museo Getty de Los Angeles, y el alcalde de Roma, Walter Veltroni.

La obra ha sido muchas veces criticada no sólo por que la tardanza en su construcción, que ha privado durante ocho años a los turistas y ciudadanos italianos la posibilidad de contemplar el Ara Pacis, sino también por la modernidad de la construcción que resalta respecto al resto de monumentos de la zona, como el Mausoleo de Augusto.

’Es un horror inmenso firmado por un arquitecto incapaz al que han pagado dos millones de euros, no hay palabras para describir lo que han hecho. Quitemos el Ara Pacis de allí y hagamos una pizzería’, dijo hoy uno de los críticos de arte más conocidos del país, Vittorio Sgarbi, que fue subsecretario del Ministerio de Cultura durante los primeros años del gobierno de Silvio Berlusconi.

’La pecera’ que alojará el Museo del Ara Pacis tiene una dimensión de 1.500 metros cuadrados y el exterior es de vidrio y acero, lo que permitirá la visión desde el exterior de la obra, y está coronado por un techo bajo y plano que se extenderá junto al río Tiber. Sustituirá a la estructura de mármol de estilo racionalista, típico de la época del dictador Benito Musssolini, realizado por Vittorio Morpurgo, que hasta ahora servía para proteger el monumento. Pero sobre todo se ha criticado que la instalación costara 40 millones de euros.

La estructura aún no ha sido terminada y las obras concluirán definitivamente el próximo julio, aunque los turistas y visitantes podrán desde hoy visitar el monumento, pues aún se tienen que completar la sala de conferencias y el auditorio previsto.

’Hoy restituimos a los ciudadanos romanos y a todo el mundo el Ara Pacis, símbolo de una Roma que es antigua y moderna’, explico Veltroni, que quiso inaugurarla hoy en coincidencia con la fecha del nacimiento de Roma. El alcalde explicó que el proyecto, ha sido ’muy discutido, como son discutidas las grandes obras’ pero que entra dentro de un plan de recalificación comenzado por el anterior alcalde, Francesco Rutelli, para convertir la zona en un ’lugar más vivible’.

El arquitecto Richard Meyer comentó que para él fue muy gratificante el haber construido este ’símbolo de paz’ y comentó que este trabajo ’hará aún más grande este ciudad’. Por su parte el ex alcalde de Roma y ahora líder del partido La Margarita, Rutelli, afirmó que le parecía ’precioso’ y añadió que ’las polémicas siempre surgen pero que al final hay que mirar los resultados’.

El Ara Pacis es un monumento conmemorativo ordenado por el Senado en acción de gracias por el regreso del emperador Augusto tras sus victoriosas campañas en Hispania y Galia, y la paz que éste había impuesto. El material utilizado es mármol de Carrara, y lo más destacado es la decoración escultórica que recubre el edificio, sobre todo los frisos laterales, que representan a Augusto, su familia, amigos, magistrados y senadores, componiendo un magnífico conjunto de retratos.

Fuente: C. Giles / Terra Actualidad - Europa Press, 21 de abril de 2006
Enlace: http://actualidad.terra.es/internacional/
articulo/ara_pacis_roma_842812.htm

(2) Ara Pacis, a troubled history

Minimalist ’box’ first major modern building since Fascism

(see main item on site) (ANSA) - Rome, April 21 - Rome’s new home for the Ara Pacis has had a troubled history since award-winning US architect Richard Meier won the commission in 1995.

Its early detractors were swatted away by confident former mayor Francesco Rutelli, on a wave of excitement about the stately old lady finally getting a modern addition to its Baroque heritage. But opposition built after Mayor Walter Veltroni replaced Rutelli in 2001, as Silvio Berlusconi’s new government took up the baton of protest.

One of the fiercest opponents of the design was controversial Italian art historian Vittorio Sgarbi, who burned a model of Meier’s building in the Rome square next to the Ara Pacis.

As culture undersecretary from 2001 to 2003, the flamboyant polemicist threatened hunger strikes, urged art students to bomb the site, and punned that Meier was set on turning the Ara Pacis into a ’bara Pacis’ (coffin of peace) .

He accused Meier of "knowing Rome the way I know Tibet".

But Sgarbi, though the most strident, was not alone in opposing the building.

A groundswell of protest rose among Italian ’name’ architects, who recently cited it as an example of alleged moves to ’Los Angelise’ Rome.

Others muttered the relatively simple original design has morphed into a grandiose complex eight times bigger than what it is replacing.

Media critics were split, with some hailing it as a welcome piece of understated modernism in a florid Baroque city, and others as wholly out of step with its surroundings.

The latest threat to the much-tweaked complex came just before Friday’s inauguration, when rightwing mayoral candidate Gianni Alemanno pledged to rip it down and replace it with something like the simple, glass Fascist-era showcase it supplanted.

Ordinary Romans had no trouble saying what they thought about the project right from the start.

Even when it was in its infancy, and the Meier ’box’ could only be glimpsed through corrugated iron sheets and scaffolding, they smeared the site with graffiti calling it a phonebox, gas station and "cesso" - the most vulgar Italian word for toilet.

Fuente: © Copyright ANSA. 21 de abril de 2006
Enlace: http://ansa.it/main/notizie/awnplus/
english/news/2006-04-21_1215036.html

(3) Ara Pacis home unveiled

Controversial Meier work houses Augustus peace symbol
(ANSA) - Rome, April 21 - A new home for the Roman Empire’s most famous peace symbol was unveiled on Friday after a turbulent seven years of building, polemics and alterations.

"We are giving the Ara Pacis back to the citizens of Rome, at once an ancient and modern monument," said Rome Mayor Walter Veltroni, who has championed US architect Richard Meier’s ultramodern showcase since his election as mayor five years ago .

Speaking on Rome’s traditional ’birthday’ - the 2,759th anniversary of its mythical foundation - the centre-left mayor promised work to "integrate" the building into its surroundings.

Meier said he was "delighted" to have finally completed the project - Rome’s first piece of modern architecture since Fascist days - for "such a great, grand city".

"I hope that the people who come here will get a sense of peace and serenity," he added.

Media crews from all over the world snapped away as Veltroni cut the ribbon, while in the background a group of rightwing National Alliance (AN) party protesters waved Italian and black flags. The building has still to be completed with an indoor auditorium and a fountain, expected to be finished in a matter of months.

But it is already facing its latest threat, from the AN candidate to run Rome.

Gianni Alemanno wants to dismantle the building, put it in the Roman outskirts and replace it with something more like the simple, glass Fascist-era showcase it supplanted.

Veltroni’s camp has blasted Alemanno’s "extremist" and "absurd" proposal.

But the cultural heritage body Italia Nostra came out with a fresh denunciation of the "inappropriate" work.

Meier’s design, the first piece of modern architecture in Rome’s historic centre since Fascist days, has had to be changed several times since Meier won the contract in 1995 - six years before Veltroni’s election.

Earlier this year, in the latest change, Meier said he was happy to put a piece of old Rome into the ultramodern site - a move some saw as a sop to critics.

Meier was also "delighted" with Veltroni’s announcement of an international competition for projects to integrate the Ara Pacis with the surrounding square.

The final version of the building has a museum, auditorium, restaurant, bar, 300-seater theatre and underpass leading to the Tiber.

To give old-style ’distinction’ to the site, Meier has also added a grand travertine entrance stairway and a Roman-style monolith pointing towards Augustus’s ancient Roman ’meridian’, the point in the old Camp of Mars - now near the premier’s office - where legions had to lay down arms if they were to be allowed into the city.

A recipient of architecture’s prime laurel, the Pritzker Prize, in 1985, Meier has been mentioned in the same breath as Britain’s Norman Foster and Italy’s Renzo Piano, the high priests of modernism.

His credits include the Getty Center in Los Angeles, Barcelona’s Museum of Contemporary Art and Frankfurt’s Museum of the Arts.

The altar was commissioned in 13 BCE to celebrate peace throughout the Roman Empire.

It was completed in 9 BCE, 23 years before Augustus’s death at the age of 76 in 14 CE (AD).

The architectural hub of Ancient Rome, circled by a bas relief of a procession of peace showing Aeneas, the Earth, Italy and Rome, it marked the first emperor’s victorious return from Spain and Gaul and celebrated the peace he had restored to the empire.

According to a tradition launched by Roman writers, Rome was founded by Romulus, a descendant of the Trojan hero Aeneas, in 753 BCE.

Fuente: © Copyright ANSA. 21 de abril de 2006
Enlace: http://ansa.it/main/notizie/awnplus/
english/news/2006-04-21_1215013.html

Tivoli, Italia. Descubren piezas arqueológicas del siglo II en la Villa Adriana

Tivoli, Italia. Descubren piezas arqueológicas del siglo II en la Villa Adriana

Fotos: El grupo realizaba trabajos de excavación en la zona desde hace más de un año, y logró desenterrar una escalera monumental, una estatua de un atleta y la Esfinge sin cabeza. (Terra.cl/AP)

Reportaje Fotográfico

ITALIA, febrero 7, 2006.- Un grupo de arqueólogos descubrió importantes piezas que datan del siglo II en la Villa de Adriano, ubicada en Tivoli, Roma.

El grupo realizaba trabajos de excavación en la zona desde hace más de un año, y logró desenterrar una escalera monumental, una estatua de un atleta y la Esfinge sin cabeza.

Las piezas fueron presentadas el martes por funcionarios de gobierno, y han sido consideradas como muy importantes para entender la disposición de las ruinas que previamente se habían encontrado en la zona.

La escalera se cree ser la entrada original a la casa de campo, que fue construida para el emperador romano en el siglo II.

Fuente: Terra.cl, 7 de febrero de 2006
Enlace: http://www.terra.cl/noticias/
noticias.cfm?id_reg=587926&id_cat=1167


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(2) Hadrian’s Villa unveils new secrets

Monumental staircase, huge sphinx found at classical site

(ANSA) - Tivoli, February 3 - Hadrian’s Villa has unveiled its latest secret, a monumental staircase complete with huge columns and a giant sphinx.

Archaeologists said the stairway, found in an area known as the Gymnasium, was probably the original entrance to the sprawling complex.

A statue of an athlete and a huge theatrical mask, both in marble, were also found at the site.

"These are extraordinary finds," said the archaeologist who made the discoveries, Zaccaria Mari.

"The coloured marble on the columns is simply superb while the sphinx is an amazing work." Mari said the 8.5m wide staircase and the statuary were probably made around the end of the villa’s construction, towards 130 AD, but the 2.5m long sphinx might be even older.

"We think it came from one of the imperial workshops but there’s a chance it might have been brought back from Egypt," he said.

What’s more, Mari went on, the new dig may have more secrets in store.

"We’ve just started here. The digging gets under way again on Tuesday." Hadrian’s Villa, a few miles north of Rome at Tivoli, was the largest and richest Imperial Roman villa ever built.

Starting from his investiture in 117 AD, it took ten years to build with Hadrian himself showing his architectural skills as he paid homage to the most beautiful buildings in his Empire.

One of the best-preserved parts is a recreation of the famous statue-lined pool shrine at Canopus in Egypt - one of many memorials to the emperor’s boy-lover Antinoos.

The vast site - at least the size of Pompeii - was looted by barbarians and ransacked by later stone-hunters but has still disgorged hundreds of artistic treasures since the first excavations in the 16th century.

The almost 300 art works discovered there fill the museums of Europe.

Protected by a beautiful park, the villa is one of the most evocative classical sites in Italy and draws thousands of visitors a year.

Fuente: ANSA.it, 3 de febrero de 2006
Enlace: http://ansa.it/main/notizie/awnplus/english/news/2006-02-03_719788.html


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(3) TIVOLI, Italy Feb 7, 2006 (AP)— Archaeologists who have been digging for more than a year at the villa of Roman Emperor Hadrian in Tivoli have unearthed a monumental staircase, a statue of an athlete and what appears to be a headless sphinx.

The findings were presented Tuesday by government officials who described the discoveries as extremely important for understanding the layout of the ruins. The staircase is believed to be the original entrance to the villa, which was built for Hadrian in the 2nd century A.D.

So far, 15 steps, each 27 feet wide, have been identified and archaeologists did not rule out uncovering more.

Officials said that the newly uncovered area of the site, northeast of Rome, would be open to the public within a year.

Copyright 2006 The Associated Press. All rights reserved. This material may not be published, broadcast, rewritten, or redistributed.

*** Publio Elio Adriano, 76-138 d.C., emperador de Roma (117-138), su reinado marcó el fin de la expansión del Imperio romano, retrocediendo a los límites establecidos por Augusto, pero ello acompañado de una política de integración de todos los territorios. Uno de los emperadores más cultos, promotor y mecenas de casi todas las artes.

Nació el 24 de enero del 76, bien en Itálica, cerca de Sevilla, o en Roma, pero, en cualquier caso, era descendiente de una familia de la Bética. Cuando su padre murió, en el 85, se convirtió en pupilo de su familiar, el futuro emperador Trajano. Estudió en Roma, ocupó varios cargos civiles y militares, hasta que Trajano se convirtió en emperador en el 98. Después participó con él en campañas militares en la frontera del Danubio, y fue nombrado cónsul varias veces. Como arconte (magistrado con funciones de gobernador) de Atenas (112) se sumergió en la cultura griega, por la que demostró un afecto duradero. En el 117, con el consentimiento del moribundo Trajano, el Ejército le proclamó emperador y el Senado romano ratificó su nombramiento.

En aquel momento, las sublevaciones reiteradas de los pueblos súbditos y las invasiones de pueblos germanos amenazaban el Imperio. Adriano resolvió abandonar las provincias lejanas para consolidar el Imperio. Estableció una serie de fortificaciones defensivas, incluida la famosa muralla de Adriano, que marcaron el final histórico de la expansión territorial romana. En Roma, consolidó su posición a través de una política que favoreció al pueblo, desarrolló instituciones humanitarias y tuvo una actitud considerada hacia el Senado. En sus numerosos viajes visitó casi todas las provincias romanas, puso en orden la política local, los asuntos militares y económicos y consolidó la lealtad hacia Roma. Su favorito Antínoo, que viajaba con él, se ahogó y fue deificado por Adriano.

En los años 134 y 135 volvió a visitar Judea, donde acabó con la insurrección de los judíos liderados por Barcokebas, iniciada en el 132, que les costó a éstos medio millón de vidas. Pasó los últimos años de su vida en Roma y en su villa palaciega de Tibur (la actual Tívoli), la espléndida y aún hoy conservada en gran manera Villa Adriana. Murió en la estación termal de Baiae (Baia), el 10 de julio del 138, y le sucedió como emperador su hijo adoptivo Antonino Pío.

Hombre muy culto, se rodeó de poetas, filósofos y eruditos. Escribió versos y prosa, en latín y griego, con gran habilidad. Muy interesado en la arquitectura, construyó edificios magníficos como el Ateneo (una academia para el fomento del estudio), el templo de Venus y de Roma, el panteón de Agripa (reconstruido), y su mausoleo (actualmente el castillo de Sant’Angelo). En Atenas levantó muchos otros edificios. Su villa en Tibur (Villa Adriana) era, en realidad, una pequeña ciudad con edificios magníficos que recordaban lo mejor que había visto en sus viajes, e incluía algunas de las mejores estatuas de la antigüedad.

La escritora francesa Marguerite Yourcenar publicó en 1951 la novela Memorias de Adriano, donde el personaje central muestra su propia visión del final del Imperio romano.

Al césar, lo que es del césar

Al césar, lo que es del césar

Reportaje Fotográfico y ampliación de la información:
Museo Getty devuelve a Italia tesoros artísticos ilegales
Museo Getty devuelve a Italia tesoros artísticos ilegales

Foto: Imagen del Vaso de Eufronios, una de las piezas más conocidas del Metropolitan. Euxitheos and Euphronios. Calyx Krater (The Death of Sarpedon). Ca. 515 BC. Height: 18 inches. Signed by Euxitheos as potter and Euphronios as painter, this calyx krater depicts the death of Sarpedon from the story of the Trojan War. Scenes of mourning were a favorite subject of the Greeks from the Geometric period onward. In this scene, Sarpedon, a Trojan leader and son of Zeus and Europa, is lifted by the twin brothers Sleep and Death in the presence of Hermes and two Trojans. All the names of the figures are inscribed, sometimes written right to left. Around 530 BC this new style of vase painting was introduced in Athens, called Red-figure, which is essentially an inversion of the black-figure technique. This red-figure style replaced the black-figure one by 500 BC, and put Athens at the forefront of the vase-producing industry. In the last quarter of the 5th century BC, Athenian vase painting was at its peak, and the city was to maintain its monopoly on the industry for about 200 years.

Acuciado por una posible reclamación judicial, el Metropolitan de Nueva York devuelve a Italia el Vaso de Eufronios, expoliado de una necrópolis etrusca.

Hace apenas un año, el Museo Metropolitano de Nueva York ni se molestaba en responder a las reclamaciones de Roma sobre una treintena de valiosas piezas arqueológicas procedentes de saqueos en Italia. Ayer, en cambio, el director del museo, Philippe de Montebello, ofreció personalmente al ministro de Cultura devolver el extraordinario Vaso de Eufronios y reconocer la propiedad italiana del Tesoro de Morgantina a cambio de un largo préstamo para poder seguir exhibiéndolo durante 25 años. Visiblemente satisfecho, el ministro Rocco Buttiglione anunció el regreso del Vaso de Eufronios y confirmó que la negociación sobre el resto «es constructiva y abre la puerta a una solución satisfactoria».

La extraordinaria conversión del Metropolitan es consecuencia del éxito del Gobierno italiano en la apertura de dos juicios sin precedentes en la historia de los grandes museos: uno en Los Ángeles contra el Getty Museum, y otro en Roma contra Marion True, la conservadora que adquirió las piezas arqueológicas expoliadas en Italia a sabiendas de su origen ilegal. Como gesto amistoso, el Getty restituyó «voluntariamente» cinco piezas en 1999, y otras tres hace diez días, incluido el Vaso de Asteas, pintado y firmado en la entonces colonia griega de Poseidonia (Paestum, al sur de Nápoles) el año 340 a. C.

La presión psicológica sobre los museos «depredadores» aumentó el lunes cuando el Gobierno de Grecia anunció su propia querella contra el Getty Museum para exigir la devolución de cuatro piezas -incluida una corona funeraria de oro del siglo IV a. de C.- adquiridas en el año 1993 por más de cinco millones de dólares.

Entre las treinta piezas que el Gobierno italiano reclama al Metropolitan destacan el Vaso de Eufronios -del siglo V a. de C., que representa la muerte de Sarpedon, uno de los hijos de Zeus-, el Ánfora de Eukarides, que representa a Zeus y Dionisos, un vaso de Darius que representa a Hércules y Busiris, del siglo I a. de C.; y un vaso con figuras ecuestres.

Italia reclama también los 15 objetos de plata procedentes de la antigua ciudad siciliana de Morgantina, muy cerca de la famosísima villa de Piazza Armerina que conserva algunos de los mejores mosaicos de la antigüedad romana. El Metropolitan propone reconocer la propiedad italiana del Tesoro de Morgantina a cambio de un préstamo para continuar exhibiéndolo durante 25 años.

Posición de fuerza

Italia se siente en una posición de fuerza no sólo moral sino también legal desde que el descubrimiento en Suiza del almacén del traficante italiano Giacomo Medici -ya condenado a diez años de cárcel- permitió incautar millares de registros, cartas y fotografías que documentan el lugar de cada expolio y el destino de cada objeto.

El Vaso de Eufronios fue vendido al Metropolitan en 1972 por el traficante americano Robert Hecht, coimputado con Marion True en el proceso de Roma, quien declaró haberlo comprado a un libanés cuya familia lo habría adquirido en 1939. Los documentos del almacén suizo revelan que lo compró al traficante Giacomo Medici en 1971, pagando sólo 380.000 dólares.

Hecht ha admitido que se inventó la historia del libanés para «legitimar» el origen de la pieza, pero hay otra confesión más importante. En su declaración jurada al fiscal romano Pier Giorgio Ferri, Marion True, conservadora del Metropolitan antes de pasar al Getty, afirma que su predecesor en el cargo neoyorquino, el profesor Von Bothmer, «me enseñó en su oficina una fotografía aérea de la necrópolis de Cerveteri y señaló el lugar donde se encontró el Vaso de Eufronios». Los dos saqueadores de tumbas que lo encontraron recuerdan ese lugar con toda precisión, y también ellos han confesado a las autoridades.

Fuente: JUAN VICENTE BOO / Sur Digital, 23 de noviembre de 2005
Enlace: http://www.diariosur.es/pg051123/prensa/
noticias/Sociedad/200511/23/SUR-SOC-197.html


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(2) Director Museo Nueva York en Italia por disputas sobre obras

ROMA (Reuters) - El director del Museo Metropolitano de Arte de Nueva York se reunió el martes con funcionarios italianos en Roma para tratar disputas legales acerca de numerosas obras de arte que son parte de la colección del recinto y que Italia asegura fueron robadas, dijo un funcionario.

Las conversaciones se llevan a cabo pocos días después de que la ex curadora de otra respetada institución, el Museo de J. Paul Getty de Los Angeles, apareciera en una corte de justicia romana bajo el cargo de adquisición de piezas robadas.

El Museo Getty devolvió a principios de mes tres obras de arte a Italia luego de una disputa legal.

Italia ha redoblado sus esfuerzos en recuperar tesoros arqueológicos que se dice fueron robados o ilegalmente removidos y luego vendidos a renombrados museos, reflejando el lado oscuro del mercado global de obras de arte.

Un portavoz del ministro italiano de cultura declinó comentar los detalles de la conversación sostenida entre el director del Museo Metropolitano, Philippe de Montebello, pero dijo que la reunión había sido organizada a pedido suyo y que se esperaba la entrega de una propuesta.

La disputa con el Museo Metropolitano involucra cerca de 30 objetos, incluyendo el Euphoronios Krater, un jarrón griego de 2.500 años de antigüedad, considerado una de las piezas antiguas más valiosas del museo neoyorquino .

Investigadores italianos afirman que el jarrón fue sustraído desde una tumba en las afueras de Roma, antes de ser vendido al Metropolitano por el comerciante de arte residente en París Robert Hecht, el segundo acusado por tráfico de obras de arte en el juicio con la ex curadora del Museo Getty, Marion True.

El diario The New York Times dijo que ésta semana que el Museo Metropolitano había propuesto un acuerdo a Italia sobre otros objetos disputados, una colección de 15 piezas de plata del siglo III D.C..

El Museo ofreció reconocer su procedencia siciliana a cambio de mantener la mitad de ellos a modo de préstamo por espacio de 25 años.

A cambio de la cooperación de los museos, Italia se comprometió a considerar la extensión de sus préstamos de piezas artísticas, del actual máximo de cuatro años a ocho ó 12 años.

Fuente: Agencia Reuters, 22 de noviembre de 2005
Enlace: http://lta.today.reuters.com/news/newsArticle.aspx?
type=entertainmentNews&storyID=2005-11-22T194435Z_01_N22379392_
RTRIDST_0_ESPECTACULOS-ARTES-ITALIA-METROPOLITANO-SOL.XML


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(3) Grecia toma medidas contra el Getty

Atenas, Grecia, El gobierno griego decidió hoy iniciar medidas legales contra el Museo Getty de Los Angeles con el fin de recuperar cuatro objetos de arte que, según los griegos, salieron de manera ilegal del país.

"Analizamos todas las cuestiones en relación a este caso y dimos las órdenes para iniciar inmediatamente los procedimientos con el fin de obtener los cuatro objetos", comunicó el Ministerio de Cultura.

El diario "Los Angeles Times" informó el mes pasado que las autoridades griegas reclaman la devolución de una corona funeraria de oro, una lápida con inscripciones, un tors joven y un bajorrelieve, todos del siglo cuarto antes de Cristo.

Según la prensa, Grecia presentó evidencia arqueológica que demuestra el origen griego de los objetos adquiridos por el Getty en 1993 y optó por recurrir a las vías diplomáticas hasta ahora para asegurarse la devolución de los objetos.

Los griegos formularon su reclamo por primera vez hace nueve años y lo renovaron formalmente en mayo por las vías diplomáticas.

Las políticas de los museos estadounidenses para adquirir objetos de arte antiguo están siendo revisadas desde que las autoridades italianas acusaran a la ex curadora de Getty Marion True de adquirir piezas robadas en Italia. True está siendo juzgada en Roma.

Fuente: FIA / Todito.com, 22 de noviembre de 2005
Enlace: http://www.todito.com/paginas/noticias/182034.html


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(4) MONTEBELLO Y ESPAÑA

Por JOSÉ MARÍA LUZÓN Ex director del Arquelógico y del Prado

El director del Metropolitan de Nueva York, Philippe de Montebello, que recibió un homenaje ahora hace un año en el Museo del Prado por su relación con la primera pinacoteca española, protagonizó, sin embargo, episodios menos felices relacionados con nuestro patrimonio.

En los primeros años noventa, siendo yo director general de Bellas Artes, recibimos el aviso de que iban a salir a la venta las hojas del Beato de Liébana procedente del Monasterio de Cardeña que custodia el Museo Arqueológico Nacional, que le fueron amputadas a principios del siglo XX. Ante las informaciones de que el Metropolitan se estaba interesando por las piezas, de incalculable valor, personalmente viajé a Nueva York para entrevistarme con Montebello y pedirle que, si se las ofrecían, tuviera en cuenta el interés del Estado español por reintegrarlas al bellísimo libro del que fueron arrancadas.

Pocas semanas después supimos que el museo de Manhattan había adquirido las hojas por un alto precio y, meses después, Montebello tuvo el atrevimiento de solicitar en préstamo del Beato de Liébana para mostrarlo junto a las hojas recién adquiridas en una exposición, petición a la que me negué en redondo. Como anécdota, recuerdo que un periódico neoyorquino dedicó media página a afearme esta conducta.

Un órgano de la Unesco, el ICOM, trata de universalizar un código deontológico, un comportamiento para que los grandes museos no traten con obras robadas, o procedentes de expolios. Hay quien lo cumple y hay quien lo incumple. De todos modos, en estos casos siempre hay que esperar para que las cosas salgan a la luz.

Hoy vemos en Italia el pleito por el tráfico de obras de hace décadas. Pero para saber el paradero de obras procedentes de los museos iraquíes expoliados recientemente, aún tendremos que esperar una generación.

Fuente: ABC.es, 23 de noviembre de 2005
Enlace: http://www.abc.es/abc/pg051123/actualidad/
cultura/arte/200511/23/jose_maria_luzon.asp


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(5) Le mea culpa du Getty

Mark Rose, rédacteur en Chef adjoint de la revue Américaine Archeology.

Fragment d’un vase à boire, signé Eurphronios, restitué par le musée Getty à l’Italie, en 1999.

«Mon action en Grèce a été motivée par le désir d’assurer à la Grande-Bretagne et à l’Europe entière la meilleure connaissance possible, fondée sur les œuvres les plus exceptionnelles.»

Lord Elgin, diplomate anglais (1766-1841), à propos du transfert à Londres des frises du Parthénon

Restitution d’antiquités, politique d’achats plus «éthique»… Longtemps stigmatisé pour son absence de scrupules, le musée Getty, en Californie, opère un revirement. Son exemple sera-t-il suivi?

Le 5 février 1999, Marion True débarque à l’aéroport de Rome. Conservatrice au Département des antiquités du prestigieux musée J. Paul Getty de Malibu (Californie), elle vient restituer trois joyaux à l’Italie. Le premier, un vase à boire du Ve siècle avant J.-C., orné de scènes de la guerre de Troie, porte les signatures du céramiste Euphronios et du peintre Onesimos. Depuis deux ans, l’Italie, qui a établi que ce vase a été volé à Cerveteri, dans le Latium, réclame son retour. Le deuxième, un torse du dieu Mithra, a été acheté en 1982 à un marchand européen qui certifiait que la sculpture se trouvait en Angleterre depuis longtemps. Or, elle provient d’une collection privée italienne. Le troisième, une tête d’adolescent acquise avec la collection Lawrence et Barbara Fleischman, a été volé dans la réserve d’une fouille archéologique, à Venosa.

En prenant ses fonctions, en 1986, Marion True assumait la responsabilité d’une collection de 50 000 objets antiques et endossait un lourd héritage: depuis toujours, le Getty était critiqué pour sa politique d’acquisitions peu scrupuleuse. Marion True n’allait pas tarder à affirmer sa différence. En 1988, un marchand américain, Peg Goldberg, lui propose, pour 20 millions de dollars, des mosaïques byzantines du vie siècle, volées dans l’église Panagia Kanakaria à Chypre. Marion True alerte le département des Antiquités chypriote, qui obtiendra la restitution de ces œuvres.

L’affaire du kouros embarrasse le Getty

Malgré cette première initiative, Murray McClellan, de l’Université de Boston, stigmatisait encore le Getty, en 1994, pour son «manque de respect criant» du code déontologique de l’American Association of Museums.

Mais l’une des affaires les plus embarrassantes reste celle du kouros, une statue grecque de jeune homme, datée du VIe siècle avant J.-C. Achetée à un marchand suisse, en 1983, pour sept à neuf millions de dollars, le kouros était accompagné d’une lettre d’Ernst Langlot, un universitaire allemand, attestant qu’il provenait d’une collection suisse. Or, cette lettre portait un code postal en usage à partir des années 70. Il s’agissait donc d’un faux. En 1990, un historien d’art soulignait de troublantes similitudes entre le kouros du Getty et un buste «fabriqué» à Rome, en 1985, par un faussaire italien. Le Getty acheta ce buste et soumit les deux objets à ses propres experts sans qu’ils parviennent à en tirer des conclusions. Aujourd’hui encore, l’authenticité du kouros reste controversée.

En 1995, le musée annonce qu’il «consacrera dorénavant ses ressources et son énergie à des projets internationaux dans les domaines de la conservation, de l’éducation et de la recherche, comme l’écrit Marion True. (Ces projets) se concrétiseront par des expositions et des publications, et permettront des échanges et des prêts à long terme avec des musées du monde entier». Le Getty s’engage, à compter de novembre 1995, à modifier radicalement sa politique d’acquisitions. «Nous ne traiterons qu’avec des collections reconnues mondialement, afin d’éviter toute affaire de provenance douteuse», explique Marion True dans The Art Newspaper.

Le Getty aurait-il senti le vent tourner? Depuis des années, l’Archeological Institute of America et d’autres organisations jettent l’anathème sur les musées, les collectionneurs et les marchands négligents. Ces critiques ont un impact certain: désormais, l’opinion est favorable à la protection des patrimoines culturels du monde entier, tandis que les pays sources – la Turquie, l’Italie, la Grèce et la Chine, par exemple – intentent des procès à des collectionneurs américains. Dans leur propre intérêt, les musées y regardent à deux fois avant d’acquérir une pièce douteuse.

Quid des pièces volées avant 1995?

Pour beaucoup, le revirement du Getty est encore trop timide. Ricardo Elia, par exemple, de Archeology Magazine écrit : «La notion de “provenance documentée” renvoie à l’historique de la propriété d’un objet, et non à sa “provenance archéologique”, c’est-à-dire aux circonstances de sa découverte. La nouvelle ligne de conduite du Getty ne requiert pas les preuves qu’un objet a été sorti légalement de son pays d’origine. Cette politique devrait empêcher l’acquisition d’antiquités volées après novembre 1995, mais elle n’empêche pas le musée d’acheter des pièces sorties illégalement avant cette date».

La décision la plus controversée de Marion True concerne la collection Fleischman – environ 300 objets de l’âge de bronze et de l’antiquité grecque, romaine et étrusque –, estimée à 80 millions de dollars en 1996. Elle a été exposée au Getty et au Cleveland Museum of Art en 1994 et 1995. La date butoir de novembre 1995 a-t-elle été choisie en fonction de l’achat de cette collection? Pourquoi pas 1970, année de la Convention de l’Unesco, ou 1983, date de sa ratification par les Etats-Unis? Selon Marion True, la donation de la collection Fleischman au Getty n’a fait l’objet d’aucun arrangement préalable. «Cette acquisition est parfaitement conforme à notre politique», expliquait-elle, dans The Art Newspaper, en 1996, soulignant même que le musée avait refusé des pièces acquises par les Fleischman après l’exposition de 1995.

La restitution, seule réponse légitime

La tête d’adolescent, l’une des trois pièces restituées à l’Italie, appartenait à cet ensemble. Et sa provenance – un vol sur le site de fouilles de Venosa – était bel et bien «documentée». Le pire, cependant, pourrait être encore à venir. Des chercheurs du Museum of Archeology and Anthropology de l’Université de Cambridge ont montré que 92 % des pièces mentionnées au catalogue de la collection n’avaient pas de source archéologique connue, et que 70 % des objets montrés lors de l’exposition l’étaient pour la première fois.

Malgré ces réserves, le revirement est indiscutable. Le Getty a rompu avec sa politique d’achats irraisonnée et la date butoir de 1995 offre un véritable garde-fou. La décision de consacrer une partie de ses immenses ressources à la conservation des sites traduit ce changement. Marion True a aussi montré sa capacité à coopérer en cas de restitution.

Les autres musées privés américains lui emboîteront-ils le pas? A New York, le Metropolitan Museum n’a toujours pas restitué une riche collection d’argenteries du IIIe siècle avant J.-C., provenant d’un vol sur le site de Morgantina, en Sicile. Le Museum of Fine Arts de Boston a rejeté les demandes de restitution, formulées en 1998 par le Mali, de terres cuites, et de vases mayas par le Guatemala. Plus regrettable encore, à Harvard, le Arthur M. Sackler Museum a acheté, dans les années 90, des fragments de poteries et des pièces de monnaie grecs d’origine douteuse, en contradiction avec sa décision, prise en 1971, de ne plus accepter «par achat, legs ou don» un objet non documenté.

Pourtant, le tableau n’est pas uniformément sombre. Fin 1998, le Denver Art Museum a restitué, de son plein gré, un linteau de bois maya datant de 550-650 après J.-C., provenant du site d’El Zotz, au Guatemala. Volé entre 1966 et 1968, le musée l’avait acquis en 1973. «Une fois réunies toutes les informations sur l’achat du linteau, il nous a semblé que la restitution était la seule réponse légitime», affirme le directeur du musée, Lewis Sharp.

Fuente: Mark Rose / UNESCO.org, Abril 2004
Enlace: http://www.unesco.org/courier/2001_04/fr/doss25.htm